XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Pubblicato giorno 4 novembre 2023 - In home page

Figli dell’unico Padre, fratelli tra noi

Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno». Mt 23,1-3

 

È un rischio concreto per tutti: la conoscenza e l’osservanza dei precetti può rendere orgogliosi e fieri e indurre ad agire non secondo Verità, ma «per essere ammirati dalla gente», per «compiacersi dei posti d’onore, dei saluti nelle piazze, di essere chiamati “maestri”, “padri”, “guide”». Tutta la liturgia insiste oggi su questa tentazione, che insidia in particolare le persone di fede: il profeta Malachia rimprovera «i sacerdoti» perché «deviano dalla retta via e sono di inciampo a molti con il loro insegnamento»; San Paolo, che dopo aver «perseguitato la Via» di Gesù ne ha accolto compiutamente la rivelazione, scrive ai Tessalonicesi di aver improntato il suo rapporto con loro alla carità, non al potere, «come una madre che ha cura dei propri figli», col «desiderio di trasmettere non solo il Vangelo di Dio, ma la sua stessa vita», «lavorando notte e giorno per non essere di peso a nessuno». La chiamata di tutti gli uomini, nella Creazione, è «coltivare e custodire il giardino» a immagine di Dio, sostituendo la sua potestà di amore e di sollecitudine; quanti hanno responsabilità sulle persone (politici, amministratori, guide spirituali) assumono il compito di custodirle e orientarle sul modello di Dio, «Re grande», «unico Padre» di tutti noi.