Amati e invitati alle nozze del Re
Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire». Matteo 22,1-3
siamo creati a immagine di Dio, che è amore e relazione tra Persone, e chiamati, nel Battesimo, alla comunione perfetta, in una festa che non ha fine. Il Signore, nostro padre, «prepara una mensa», «un banchetto di cibi succulenti, di vini raffinati per tutti i popoli»: distrugge la morte e asciuga ogni lacrima». Siamo la sua famiglia, chiamati ad «abitare nella sua casa per sempre», nella pace, nella gioia e nella festa, come figli amati del Re onnipotente. Con questa consapevolezza, possiamo vivere sicuri in ogni situazione. Troppe volte però rischiamo di disperdere quanto abbiamo ricevuto: il Re ci invita continuamente alla festa di nozze del suo Figlio, ma noi «non vogliamo andare». Tutti, «cattivi e buoni», vi sono chiamati «dai crocicchi delle strade», e «la sala si riempie di commensali».
Guai a ritenersi in diritto di entrare alla festa e a non curare il proprio «abito nuziale», pensando di essere già perfetti e non bisognosi di salvezza: Gesù insiste su questo punto, perché ciascuno si riconosca indegno sì, ma investito di grande misericordia nel Battesimo, il sacramento che ci offre «la veste» candida dei figli, lavata nel sangue dell’Agnello, da custodire con la luce della fede come dono prezioso nelle vicende della vita.


















