UNA PASSIONE PER L’UOMO

Pubblicato giorno 27 agosto 2022 - In home page

La passione si deve tradurre in uno «sforzo per l’amicizia sociale, per tessere la comunità: la lezione che le pandemie del Covid e della guerra ci hanno dato è che ci riguardano tutti». Il nostro problema è che questo tempo è contrassegnato piuttosto da «passioni tristi», che ci portano ad affidarci all’algoritmo e a interpretare una visione della vita «pornografica», basata «su vitalismo e prestazione, affermazione di sé offensiva per la fragilità.

Siamo la generazione che ha di più eppure vuota d’amore, con passioni tristi e nelle passioni tristi ci affidiamo a un algoritmo. È una grande sfida, perché se non abbiamo una passione per l’uomo, alla fine l’algoritmo è più forte.

Se c’è un deserto spirituale vuol dire che c’è bisogno di acqua: l’acqua della passione che dobbiamo cercare insieme».

Al contrario, in questo momento, prevale un rapporto strumentale con gli altri «perciò non ci accorgiamo delle domande e delle sofferenze altrui e non capiamo che anche la nostra sofferenza trova una risposta nella condivisione con gli altri. Invece, l’individualismo ci fa restare nel nostro io».

La gloria di Dio è «così diversa da quella degli uomini, spesso penosa, artefatta, traditrice dell’umanità stessa per chi la esibisce e per chi la insegue. Nell’antropologia digitale si nutre di follower e cura l’apparenza. La gloria di Dio si rivela nella fragilità, non nella forza; è per tutti e non per qualche influencer impresario di se stesso; è per gli altri e, per questo, anche di chi la trasmette». Commentando il Vangelo della ‘porta stretta’, Zuppi ha spiegato che «è una porta stretta per le passioni tristi ed epidermiche della nostra generazione. La porta della gratuità è stretta in un mondo dove decide la convenienza individuale o di gruppo, ma dopo scopri la libertà dell’amore. La porta del perdono è stretta all’inizio, ma poi apre a ritrovare se stessi e il fratello».

Dall’intervento del Cardinale Zuppi al meeting di Rimini.