Uno sguardo all’interno del mistero di Dio
«Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» Gv 16,15
La Trinità non sono tre persone giustapposte, ma tre generosità che si donano l’una all’altra in pienezza.
Ciascuna delle tre persone è per sé stessa solo essendo per le altre due. Nella Trinità, in cui la reciprocità è perfetta, l’amore stesso è una persona, lo Spirito Santo: amore del Padre per il Figlio, amore del Figlio per il Padre.
Ed è questo Spirito che guiderà i discepoli alla comprensione di quella verità che ora non sono in grado di portare e assisterà la comunità nel difficile compito di unire la fedeltà e la novità, la memoria al rinnovamento.
Dal momento che sappiamo chi è Dio – anche se è una realtà molto misteriosa – sappiamo quello che dobbiamo essere.
Troppo spesso le nostre relazioni sono possessive e dominatrici. Invece di accettare e rispettare l’altro così come è, tendono a catturarlo, a sottometterlo, a piegarlo ai propri interessi. Per amare come si amano le tre persone divine bisogna essere sé stessi, il più profondamente e il più consapevolmente possibile.
Bisogna volere che gli altri “siano”, il più profondamente e il più consapevolmente possibile. E non volerlo soltanto con il pensiero, con il desiderio, ma operare perché essi lo siano. L’amore trinitario ci obbliga a escludere la volontà di potenza e il desiderio di annessione.
Per rispecchiare l’immagine di Dio, la relazione deve essere tale da esprimere un amore umile e mite, fiducioso e generoso fino a poter dire: «Quello che è mio voglio che ora sia anche tuo». A nulla serve credere nella Trinità se questa fede non si incarna nella vita e non viene professata attraverso le relazioni di tutti i giorni. Ancora una volta è il caso di dire che mentre ci sono cristiani che rinnegano con la vita quello che professano a parole, ci sono persone non credenti che, senza saperlo, danno testimonianza a favore della Trinità con una vita di relazioni limpide e generose. La vera fede nella Trinità, più che nei segni di croce, si esprime in quei gesti di amicizia che mettono in circolazione la comunione di amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Don Gianni Carozza Famiglia Cristiana


















