La Comunità parrocchiale non attende soltanto chi bussa, per esercitare l’ospitalità, ma esce dalle esperienze che la caratterizzano per andare a cercare, incontrare, condividere e servire, facendosi prossima a chi vive e opera nel territorio, nei ‘luoghi ordinari’ della vita sociale, lavorativa, culturale, economica, sportiva, di cura della salute e di accoglienza e assistenza alle fragilità..
La parrocchia prossima inventa forme di incontro e relazione nelle periferie esistenziali, sta e cammina dentro i territori attraverso una pluralità di volti, mani, passi, … di credenti capaci di riconoscere e moltiplicare i segni del Regno nei loro stessi luoghi di vita ordinaria.
Un esercizio questo che va ‘allargato’ e che è auspicabile possa essere condiviso anche con altre realtà e persone, che non si riconoscono nella comunità cristiana.
La comunità parrocchiale ha da essere prossima perché inviata a servire ed esiste per servire. E la parrocchia non ha un diverso destino: proprio per servire è collocata in un luogo, in un territorio.
È chiesa locale che ha una missione da realizzare in un preciso territorio.
La territorialità è da ritenersi come un dato determinante, da assumere in chiave non semplicemente sociologica, ma autenticamente teologica.
Non può dunque esistere la parrocchia standard: ha il dovere di ripensare sempre se stessa, incontrando, conoscendo e dialogando con i volti e le storie di vita delle persone nei loro luoghi di vita, sempre immaginando con fantasia e ricostruendo con pazienza la sua figura, il suo essere comunità prossima in un preciso territorio.
Alcuni criteri, scelte, prassi per una parrocchia PROSSIMA.
- La parrocchia prossima è: per, nel e con il territorio:
è per il territorio: ossia per tutti gli uomini e le donne che vi abitano: questo suo ‘essere-per’ la porta ad escludere ogni forma di colonizzazione spirituale, manipolazione religiosa e possesso delle persone;
è nel territorio: nel cuore stesso dell’umanità, espressione visibile di una Chiesa nel mondo. Ciò la porta ad escludere ogni sorta d’estraneità e di lontananza. La presenza della parrocchia nel territorio è ‘spregiudicata’, ossia senza pregiudizi verso alcuno;
è con il territorio: questo vuol dire prossimità, ascolto, dialogo, solidarietà, condivisione, stare dalla parte dell’uomo, in qualsiasi contesto e condizione viva. Quella della parrocchia, perciò è una presenza fatta di rispetto, capace di passare presto ed efficacemente dal conoscere al ‘comprendere’.
- La parrocchia prossima è partecipe nella costruzione del bene
Il territorio è abitato e frequentato sempre più da alcune sfide che caratterizzano il nostro tempo, quali:
- la preoccupante caduta della coscienza sociale: come percezione dell’intreccio tra bene personale e bene comune, e conseguente rinuncia all’impegno per la città dell’uomo;
- il calo della tensione partecipativa, con una percezione della politica sempre più lontana dai bisogni della gente e dalla quotidianità delle esperienze;
- la crisi dello Stato sociale e l’incerto cammino verso nuove impostazioni, col pericolo di far pagare ai più deboli la carenza di risorse e le spinte neoliberiste, nell’illusione che il mercato basti a soddisfare ogni esigenza di equità e solidarietà (la pandemia ha scoperchiato una situazione in cui la cura della salute è quasi sparita dal territorio in cui si vive).
È urgente riflettere e confrontarci per capire di quale idea di società, politica, città, comunità sociale e religiosa, scuola, lavoro, sanità, assistenza, (in una parola) di bene comune, noi siamo portatori e costruttori. La qualità della comunione ecclesiale si misura sulla base della qualità della cittadinanza, come luogo di crescita del bene comune e della prossimità.
- La parrocchia favorisce la creazione e la diffusione della cultura della prossimità. Occorre favorire la costruzione di una conoscenza puntuale del territorio mettendosi in ascolto della realtà, prendendosi tempo per incontrare ed ascoltare, per informare e assumere consapevolezza a riguardo dei mondi vitali presenti nel territorio. Questa conoscenza puntuale è finalizzata a favorire l’emergere di ‘segni ed esperienze vitali’ capaci di provocare un modo di essere, pensare ed agire secondo la buona vita del Vangelo.
La partecipazione nei luoghi della vita, il coinvolgimento sempre più ampio, la condivisone dei ruoli e delle prassi, la collegialità, deve portare ad una progettualità capace di tessere rete, di creare mentalità e convinzioni, di promuovere una cultura che faccia crescere nuove forme di contatto, di relazione, di collaborazione tra i diversi mondi presenti nel territorio e per favorire la costruzione di punti di incontro.
La parrocchia è luogo dentro il territorio, non è estranea ai problemi della gente e ai luoghi istituzionali in cui cresce la democrazia, anche se non diventa strumento diretto della partecipazione politica.
In questa collocazione territoriale matura una scelta profetica che sposa la relatività delle cose, cioè la povertà, la condivisione delle cose, cioè la colletta, le esperienze di servizio sociale esemplari e nuove.
La parrocchia è luogo aperto: aiuta a superare i localismi e gli individualismi, aiuta a sentire la responsabilità di tutti, aiuta ad educare alla mondialità.
Occorre favorire il generare riflessioni e contenuti per permeare le azioni di ciascuno di logiche e prassi condivise.
Elaborare un essere, un pensare ed un agire frutto di un costante discernimento comunitario.
Un essere, un pensare e un agire che offra prospettive di cammini futuri, che alimenti orizzonti di senso, che scuota le coscienze e chiami il cristiano a giocarsi nelle diverse situazioni del vivere all’interno di un territorio plurale, assumendo il compito, la fatica della mediazione culturale.
La parrocchia prossima fa la scelta pastorale della ‘mediazione culturale’.
Il promuovere, favorire e costruire dialogo appartiene alla Chiesa.
Essa è impegnata quotidianamente nel territorio a riconoscere persone, associazioni, istituzioni e ciò avviene a partire dal fatto che vive tutto ciò senza ingenuità, ma sviluppando una fiducia a riguardo della possibilità del confronto e accordando un credito di base al singolo, al gruppo, all’istituzione nel rispetto della propria e altrui libertà, in un atteggiamento di disinteresse e nella ricerca del bene comune.
Ciò richiede consapevolezza della propria identità, senza cadere in rigidità di ogni tipo, ma aprendo dialogo attorno a quel ‘tavolo comune’ che è l’uomo. L’apporto che la comunità credente può portare si nutre dell’antropologia biblica, non riducibile ad un concetto, e delle elaborazioni che a partire da essa la Tradizione cristiana ha offerto nel tempo (creaturalità, corpo, legame, alleanza, fraternità, povero, limite, morte, salute, salvezza, economia, risorse, creato, … )
Attraverso la condivisione di questo modo di lavorare emergono sia il riconoscimento dei ‘semi’ del Regno sia quando si deve dissentire, pur senza risentimento ma con onestà. Questo deve portare il cristiano ad avere a cuore molto la concretezza del vivere in nome della struttura della sua fede (incarnazione). Ciò può avvenire dentro la consapevolezza dei tempi di maturazione del dialogo e delle differenti posizioni al riguardo, anche all’interno della stessa Chiesa (il pluralismo interno). Le condizioni necessarie per una buona mediazione culturale della fede fanno emergere queste esigenze: un radicamento spirituale di sé (identità credente e appartenenza ecclesiale); una conoscenza della Tradizione cristiana e delle prospettive da essa maturate in relazione alle grandi questioni antropologiche; un’immersione nella cultura di oggi e la conoscenza di essa. Sono questi i tratti che caratterizzano anche la figura del laico come ‘cristiano testimone’.
• La parrocchia prossima si muove nel territorio secondo il ‘criterio dell’esplorazione’ (ruolo e fatica chiesti al cammino e al lavoro delle Terre Esistenziali):
Le relazioni d’amore: superare la privatizzazione della famiglia a favore della sua soggettività sociale (es. l’associazionismo familiare); i rapporti intergenerazionali; l’ analfabetismo affettivo e la violenza in famiglia; …
Il lavoro/festa: criticità territoriale e prospettive di sviluppo; la declinazione di ambiente, lavoro e sviluppo; le condizioni del lavoro e dei lavoratori;..
La tradizione: l’emergenza educativa e le alleanze educative; il territorio e la sua generatività culturale; i processi comunicativi…
La fragilità: welfare di comunità; le sinergie solidali e i cambiamenti culturali; l’ invecchiamento e la sostenibilità; …
La cittadinanza: la partecipazione nei processi democratici;
la pluralità e i processi di interazione (comprende anche il tema della migrazione); la soggettività giovanile e il futuro; …


















