La parrocchia fraterna è il ‘luogo della vita ordinaria’ in cui ci si prende cura vicendevolmente di quanti frequentano e di quanti sono impegnati a servizio della comunità parrocchiale. È luogo generativo della cura delle relazioni perseguita non solo dal Parroco e dagli altri Presbiteri nei confronti dei fedeli, ma da parte di tutti i fedeli che compongono la comunità parrocchiale: “Da questo vi riconosceranno: dall’amore vicendevole”.
Così la fraternità, nella Chiesa, diventa anche segno di fraternità universale che impegna ad intessere reti di relazioni fra persone e fra comunità nei territori.
Alcuni criteri, scelte, prassi per una parrocchia FRATERNA.
- Ripensare i ritmi attuali di vita.
Ciò permette di dare centralità all’incontro, alla relazione e all’ascolto e quindi al reciproco arricchimento attraverso la testimonianza e la consegna dei molteplici e diversificati cammini di vita.
Al riguardo è bene costruire occasioni di ascolto e fraternità creando in primis condizioni di cura delle relazioni fra le persone con vero spirito di condivisione.
- Curare il desiderio/bisogno di una presenza fisica fraterna e
Occorre partire da questo desiderio/bisogno per provare a ‘risvegliare’ il senso e l’appartenenza alla comunità. Il tempo della pandemia ha fatto avvertire in modo forte sia la fraternità spirituale (diversificate occasioni e momenti di preghiera) sia la fraternità fatta di presenze, gesti e concrete azioni, in risposta a bisogni ordinari: “non basta fare qualcosa insieme per essere fraterni“.
- Curare la consegna della Parola, la Celebrazione Eucaristica e la fraternità fra le persone.
Occorre fare della parrocchia:
una comunità di fede: comunità illuminata e sorretta dalla parola di Dio, investita dal dovere dell’annuncio e di una catechesi che riveli l’intero mistero di Cristo con tutta la pienezza delle sue implicazioni e dei suoi sviluppi;
una comunità di preghiera: comunità radunata soprattutto nel giorno del Signore, per l’azione dei Sacramenti che vi si celebrano e per l’Eucaristia, vertice dell’azione liturgica;
una comunità di amore: comunità dove la realtà della comunione è vissuta nell’insieme dei gesti che, partendo dall’Eucaristia e dalla luce e forza della Parola traducono la fraternità dei discepoli del Signore nella stima vicendevole, nel servizio, nell’aiuto reciproco, nell’attenzione ai poveri e nella testimonianza nei luoghi della vita.
Il servizio della Parola, il ministero della Liturgia e l’esercizio della carità verso i fratelli caratterizzano la vita di ogni parrocchia. Dovunque si trovi, grande o piccola che sia nel numero dei fedeli o nell’ampiezza del suo territorio, mai possono mancarle fede, preghiera e carità. Lo stesso futuro della pastorale parrocchiale e la sua organicità dipendono proprio dalla loro presenza simultanea e dalla circolarità fra queste tre vie per il rinnovamento delle nostre parrocchie. Il servizio della Parola, il ministero della Liturgia e l’esercizio della Carità verso i fratelli devono configurarsi come una vera e propria pedagogia comunitaria del cammino di santità.
- Promuovere il discernimento comunitario per una ministerialità diffusa.
È doveroso promuovere la cura delle relazioni e di tutto ciò che favorisce e aumenta la fraternità, la collaborazione e la comunione in parrocchia tra i diversi gruppi, ma anche con le comunità di vita consacrata, le associazioni e i movimenti. Come pure il ‘lavoro in rete’ di presenza, di collaborazione ai diversi ‘tavoli’ del territorio nella corresponsabilità del bene comune che cresce anche in realtà diverse dalla comunità cristiana. La parrocchia è il luogo dei diversi ministeri e gli strumenti per favorire la ministerialità sono i luoghi della comunione, della corresponsabilità e della partecipazione (Consiglio pastorale parrocchiale, Consiglio per gli affari economici, i ministeri istituiti , la famiglia, le associazioni, i gruppi e i movimenti, i luoghi di aggregazione, i luoghi e le iniziative per l’accoglienza e il servizio). Si tratta, in una parola, di dare preferenza ai testimoni rispetto ai maestri. A tale riguardo serve la presenza e la vitalità dei luoghi di comunione, partecipazione e corresponsabilità.
- La doverosa presenza del Consiglio Pastorale Parrocchiale.
‘Luogo’ del confronto, della sinodalità, del discernimento comunitario, della condivisione e della corresponsabilità fra laici, consacrati e presbiteri: luogo dove si condivide lo sguardo, la visione comunitaria dell’essere chiesa in una comunità di credenti. Corresponsabilità e valorizzazione dei diversi carismi favoriscono il ‘generare’ fraternità e comunione.
‘Luogo ‘dell’accompagnamento formativo all’incontro, all’ascolto, al discernimento e alle doverose scelte: no all’ autoreferenzialità, ma sinodalità e attenzione diffusa.
Il presbitero nella parrocchia, soprattutto attraverso la valorizzazione e il ruolo del Consiglio Pastorale Parrocchiale, è chiamato non tanto a svolgere un ruolo di organizzatore ma di testimone e fratello, di educatore della fede, di promotore di maggiore condivisione della vita e della fede fra tutti favorendo così relazione, fraternità , unità e comunione.
- Il costante accompagnamento e la formazione dei
L’attenzione alla vita reale del tempo presente, ponendosi accanto ad ogni uomo che cerca il senso della propria vita nella ‘buona vita secondo il vangelo’, chiede:
investimento ampio nell’accompagnamento e nella formazione di laici responsabili, liberi e collaborativi a servizio della chiesa e del territorio, curando le modalità di incontro e relazione con la gente nei vari contesti del vivere: famiglia, scuola, lavoro, cultura, tempo libero, impegno sociale e politico, …
Superamento del radicato e facile clericalismo per una condivisione e una corresponsabilità dei laici finalizzata ad una presenza più consapevole nella parrocchia e a servizio di ogni persona.
Accompagnamento e formazione alle prassi dell’annuncio, della liturgia e della testimonianza della carità soprattutto come cura delle relazioni e dello stile di vita delle comunità chiamate ad essere fraterne.
Tutto questo esige che si favoriscano occasioni di incontro, di conoscenza e di relazione tra le persone per superare l’indifferenza, il facile pregiudizio, i modelli di vita pastorale del passato, di rivedere, riqualificare e purificare le nostre consuetudini. Una formazione non tanto e solo teorica ma che accompagni nei diversi processi del discernimento.
Riconoscimento e valorizzazione della presenza e del ruolo specifico dei laici nelle loro competenze. Non vi deve essere confusione fra il ministero sacerdotale e la competenza battesimale laicale. È importante quindi una costante e sempre più approfondita formazione delle figure laicali e presbiterali.
Si pone anche la questione sul che cosa sia opportuno mantenere in parrocchia e cosa possa essere, in maniera competente, assunto responsabilmente dal laico.
- La cura dei cammini ordinari di vita famigliare.
Si suggerisce di:
Valorizzare la famiglia, in particolare le esperienze di incontro e di cammino a piccoli gruppi di famiglie che si prendono cura delle relazioni, costruiscono fraternità, diventano luoghi di formazione alla vita cristiana, di educazione e accompagnamento reciproco alla fede.
Sostenere il prendersi cura delle fragilità familiari: gli anziani, gli ammalati, i giovani.
Saper essere presente nei tempi dell’amore, della gioia, della nascita, del dolore, della malattia, della morte, del lutto, …
Offrire la possibilità di cammini di gruppi familiari nei quali condividere e ripartire a vivere insieme la fede per curare particolarmente il rapporto con i genitori che inviano i propri figli al catechismo, incontrandoli e coinvolgendoli soprattutto nei momenti ‘privilegiati’ della catechesi sacramentale.
Investire nell’attenzione e nell’accompagnamento pastorale di adulti (tra i 30 e i 60 anni) tenendo conto della soggettività della famiglia.


















