IL FIGLIO AMATO
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. Marco 9,2-7
La trasfigurazione di Gesù coinvolge i discepoli in modo molto profondo: gli occhi rimangono abbagliati, i cuori meravigliati. Ma è soprattutto l’ascolto ciò che il Padre raccomanda affinché Gesù sia riconosciuto come il Figlio amato. Senza l’ascolto non si interiorizza nulla di quanto si vede o si percepisce: tutto passa e, alla fine, non incide. La Quaresima è il tempo liturgico che più di ogni altro richiama il primato dell’ascolto e quindi del silenzio e dell’interiorità. Senza ascolto non è possibile essere discepoli di Gesù.


















