In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». (Mc 13,33-37)
Il tempo dell’attesa: spazio abissale fra lo sperimentato e l’ignoto, sospensione impotente fra speranze e timori, fra consuete sicurezze e inquieti presagi. Ma il vuoto della veglia nel fluire della vita, nel quale ordinariamente ci pensiamo in qualche modo attori, prende forma da quello che singolarmente siamo, dai percorsi che abbiamo compiuto, dal senso che ha orientato la nostra esistenza.
Il Vangelo ci invita a vegliare in modo attivo e non rassegnato, non come chi aspetta che le cose accadano senza far nulla. Nell’attesa, siamo invitati a giocare noi stessi, chiamati ad un compito speciale, senza essere lasciati soli.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». (Mc 13,33-37)
Il tempo dell’attesa: spazio abissale fra lo sperimentato e l’ignoto, sospensione impotente fra speranze e timori, fra consuete sicurezze e inquieti presagi. Ma il vuoto della veglia nel fluire della vita, nel quale ordinariamente ci pensiamo in qualche modo attori, prende forma da quello che singolarmente siamo, dai percorsi che abbiamo compiuto, dal senso che ha orientato la nostra esistenza.
Il Vangelo ci invita a vegliare in modo attivo e non rassegnato, non come chi aspetta che le cose accadano senza far nulla. Nell’attesa, siamo invitati a giocare noi stessi, chiamati ad un compito speciale, senza essere lasciati soli.


















