Il Messaggio per la 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato è dedicato al dramma degli sfollati interni “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”. L’icona è quella della fuga in Egitto in cui il piccolo Gesù sperimenta, assieme ai suoi genitori, la tragica condizione di sfollato e profugo «segnata da paura, incertezza, disagi (cfr Mt 2,13-15.19-23).
Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà.
In ciascuno di loro è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella (cfr Mt 25,31-46).
Se lo riconosciamo, saremo noi a ringraziarlo per averlo potuto incontrare, amare e servire. Le persone sfollate ci offrono questa opportunità di incontro con il Signore, «anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua».
Papa Francesco


















