«Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido» (Sal 40,2).
Queste parole risuonano ancora più forti nella bocca dei credenti in questa stagione in cui l’umanità intera si trova a fare i conti con la pandemia da covid-19.
La Sacra Scrittura sa assumere il grido di ogni essere umano, che in questo caso vede minacciata la sua stessa esistenza.
E il grido si fa così preghiera.
In questa Domenica della Parola di Dio, istituita da Papa Francesco il 30 settembre 2019 e che celebriamo quindi nel secondo anno, vogliamo chiedere alla Sacra Scrittura le parole per esprimere la sofferenza di questi tempi ma soprattutto la speranza fondata sulla fede nel Risorto.
La Chiesa fa dell’ascolto umile e attento della Parola un elemento essenziale della sua identità.
Oggi abbiamo bisogno di parole di speranza, che ci consentano di restare con i piedi per terra ma con lo sguardo rivolto al futuro. Queste parole sono custodite dalla Sacra Scrittura che, mentre dà voce al dolore dell’orante, gli assicura quella consolazione del Signore che apre il cuore ad un futuro di solida speranza.
Stefano Russo Segretario Generale della CEI


















