ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Pubblicato giorno 14 agosto 2021 - In home page

Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome» (Lc 1,39-56).

 

La scena del mondo attorno a Maria non era quella descritta dal suo canto. Nella sua città, nelle altre tribù di Israele, i poveri restavano nell’immondizia, gli affamati cercavano pane senza trovarlo, i potenti stavano saldi sui loro troni. Il suo è dunque un canto profetico, come quelli di Isaia, come quello di Anna, la madre di Samuele, colei che cantò il primo Magnificat della Bibbia (1Sam 2). E come ogni profezia, il Magnificat di Maria, è un «già» che indica un «non ancora». Gesù nel grembo di Maria è il «già» di Maria, il suo brano di terra promessa da cui lei può innalzarsi e scorgere all’orizzonte la terra di tutti dove scorre latte e miele. Qualche «non ancora» di oggi può domani diventare «già» se c’è qualcuno che ora ha la forza di vedere e poi cantare poveri innalzati mentre sono umiliati, saziati mentre hanno ancora fame, ricchi abbassati mentre sono alti e invincibili. Il Magnificat di Maria rivive ogni volta che lo cantiamo credendo al suo «non ancora». Troppi poveri, umiliati, affamati non si innalzano, e troppi ricchi e potenti non si abbassano perché mancano i cantori del «non ancora». Il nostro tempo non soffre tanto per indigenza di «già», ma per carestia di «non ancora», e così siamo incapaci di generare un presente per i nostri figli migliore del nostro. Maria, Anna, i profeti tengono viva la promessa senza rimpicciolirla, e mentre cantano il loro Magnificat ci invitano a domandare: «Sentinella, quanto manca al giorno?». Finché troviamo energie del cuore e della mente per cantare il Magnificat e finché restiamo abbastanza poveri per cantarlo con verità e dignità, possiamo sempre sperare che la notte abbia fine, e che l’aurora ci sorprenda.       Luigino Bruni