58° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Pubblicato giorno 24 aprile 2021 - In home page

 

La tematica proposta dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni si ispira ad una espressione di papa Francesco, da Gaudete et exsultate, 141 «la santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due».

Alla vocazione viene riconosciuta una dimensione personale e per questo comunitaria. La vocazione non è mai soltanto mia ma è sempre anche nostra: la santità, la vita è sempre spesa insieme a qualcuno. E questo è un elemento essenziale di ogni vocazione nella Chiesa. Proprio questa, infatti è «l’originalità della vocazione cristiana: far coincidere il compimento della persona con la realizzazione della comunità».

Durante la pandemia «ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca», è l’immagine forte proposta da papa Francesco in armonia con la profezia che Giovanni Paolo II scrisse all’inizio del Millennio: «Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione». Siamo tutti sulla stessa barca e nel tempo della tempesta possiamo diventare solidali, perché riconosciamo il legame che tutti ci unisce e che solo dà vita. Dalla barca – pur di salvare noi stessi – saremmo disposti a buttare a mare gli altri illusi dalla tentazione di un bugiardo ‘si salvi chi può’.

In questo tempo diventa urgente riflettere, pensare, contemplare il legame come elemento essenziale della nostra persona. Che la vita e la storia sono intessute in un intreccio di legami che soli offrono la possibilità di lasciar scorrere la vita dello Spirito – la vita stessa – come in un dedalo di tubature, in un reticolo di vasi sanguigni che portano la linfa a tutto l’organismo. Senza, la vita, non è possibile.

La vocazione è così: «Se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea. [Il patriarca Bartolomeo] ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che significa imparare a dare e non semplicemente a rinunciare.

È un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che voglio io a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. È la liberazione dalla paura, dall’avidità, dalla dipendenza» (Francesco, Laudato si’, 11).

La vocazione è la mia parte, quella che posso fare e che posso fare io soltanto, sempre insieme agli altri.

L’immagine (di Valerio Chiola) che , rappresenta un’orchestra fatta di diversi componenti, di tutte le età perché la fatica e la bellezza della comunità è cercare l’armonia che fa emergere la comunione nella differenza. Ciascuno suona il proprio strumento musicale che significa il proprio contributo a servizio della comunità, il compimento della persona nella realizzazione della comunità. Dai movimenti degli artisti emerge un bagliore che vuole significare la luce di Dio, la vita dello Spirito che dal di dentro (Rm 5,5) dal cuore dell’uomo fa trasparire nei gesti il medesimo amore, la stessa carità. Di questo vive e si forma la Chiesa, la comunità e in questa vita donata si compie la vocazione di ciascuno.

Gli occhi dei componenti sono chiusi e non guardano il direttore: per dire che l’armonia viene dal Signore, dalla sua Parola, dall’intuizione – nell’ascolto – della voce dello Spirito. Lui, il Direttore, è all’opera al centro o in primo piano per significare la sua forza di far emergere da ciascuno il meglio di sé e il desiderio di far crescere nella comunione tutta la storia.

don Michele Gianola
Direttore Ufficio Nazionale per le Vocazioni