COME STO?

Pubblicato giorno 22 gennaio 2020 - In home page

Quasi sempre quando qualcuno mi incontra, con premura e gentilezza mi chiede: “Come stai?”.

Una questione che mi interpella e mi obbliga ad un rapido “scanner” psico-fisico per poter rispondere al meglio e non con lo scontato “bene, grazie”. E allora provo a scriverlo come ho letto alla cena dei volontari il 4 gennaio, così condivido la mia riflessione con quanti leggeranno questo editoriale. Certamente ogni passaggio “non piccolo” dove c’è di mezzo la salute obbliga a profondi interrogativi, impone scelte importanti e mobilita un bel numero di persone che ti stanno attorno sia per amicizia e affetto sia per parentela o per rapporti di servizio e lavoro.

Come sto? Come mi sento?

Benino. I controlli del ritmo cardiaco sono buoni, la coagulazione del sangue finalmente a livelli standard; respiro sempre meglio, inizio a camminare un poco; devo stare attento al freddo; non me la sento ancora troppo di guidare l’auto soprattutto per il problema della vista a causa del diabete di cui sono ancora in cura presso l’ospedale di Seriate; non mi sento ancora al 100% circa una presenza attiva e dinamica. Non ho ancora trovato un buon equilibrio nell’organizzazione della giornata e nella gestione del sonno/riposo.  Devo e dovrete avere ancora un po’ di pazienza.

Cosa sto imparando?

Una leggerezza consapevole di un servizio a termine. E spero di avere la vostra onesta vicinanza e di aiutarmi a “smettere” quando costaterete che non sarò più affidabile e mi sosterrete a prendere la decisione adeguata per un servizio più secondario di retroguardia. Mi sento sempre meno indispensabile. E in ricerca del mio ruolo e servizio di prete prima che di “parroco” Ho apprezzato l’affetto maturo che avete nei miei confronti e questo mi dà sicurezza e un grande piacere di essere tra voi ed è accresciuta moltissimo la mia stima nei confronti di ognuno e di tutti voi volontari. Sono stato pressoché “assente” per quasi due mesi. Dall’11 settembre. Molti di voi hanno preso consapevolezza che la vita della comunità parrocchiale è mansione e responsabilità di chi ci vive e che, come laici credenti o in ricerca, sapete prendere decisioni e portare avanti quanto si deve proporre e gestire in una comunità parrocchiale.  State imparando che non finirà la presenza di servizio e di attenzione agli altri se un giorno non potrà più risiedere stabilmente un parroco. E sono certo che dovremo crescere tutti circa la motivazione della scelta cristiana che ci anima e ci sostiene. Siamo sempre più chiamati ad essere testimoni cristiani credibili, accoglienti, rispettosi delle diversità e capaci di vivere come fratelli e sorelle.

Ma questo ci orienta verso alcune prospettive precise:

– aprirci alla Diocesi e al progetto che il nostro Vescovo sta promuovendo. Gli incontri e le formazioni proposte, le iniziative inter-parrocchiali o diocesane non è bene ignorarle. Partecipiamo e raccontiamo il cammino che la nostra Diocesi sta facendo. – Lucidità nel leggere i cambiamenti profondi che stiamo vivendo.  Non aver paura, prendere coraggio e dare fiducia se siamo chiamati a vivere la nostra fede cristiana e la nostra religione in modo molto diverso di quando eravamo piccoli. Ci servirà investire tempo e disponibilità nell’ascoltare e nella formazione.

– Crescere nella stima reciproca e nel volerci bene come una famiglia “aperta” con componenti diversi, ma capaci di dialogare e ascoltarsi reciprocamente.

– Significa prendersi in mano diventando protagonisti responsabili che sanno dare un servizio generoso anche se le cose non vanno sempre come si vorrebbe.

– Impegnarsi a far crescere un clima di cordialità e di simpatia, ognuno facendo il suo pezzo e apprezzando quel poco o tanto che fanno gli altri. Continuiamo il buon cammino!